“Immenso è stato lo stupore del ritrovamento (…) trovammo una lunga scala che portava alla scoperta della sala posta a 18 metri di profondità, con quattro grosse colonne che sostenevano una volta a crociera. Al centro tre vasche e altre due stanzette attigue, dotate anch’esse di vasche. Nel fondo delle vasche trovai dei cocci che datavano il luogo a fine 1400.(...) riuscii a identificarne la natura: un bagno ebraico di purificazione”
Amalia Danieli, proprietaria della struttura ricettiva soprastante il bagno ebraico
La Siracusa Ipogea sembra inesauribile. Cosí come sembrano inesauribili le stratificazioni delle testimonianze delle popolazioni e dei costumi che nei secoli ne hanno disegnato e plasmato il carattere.
È stato calcolato che in Sicilia nel Quattrocento vivessero circa 37.000 ebrei; le comunità di Palermo e di Siracusa, con 5.000 anime ciascuna, erano le più numerose dell'Isola.
In seguito all'editto emanato dal re Ferdinando II d'Aragona il 31 marzo 1492 avvenne l'espulsione degli ebrei dall'Isola e il conseguente abbandono delle tradizioni e delle strutture sino al tempo consolidate.
Ortigia conta altri due Miqweh conosciuti, quello della Chiesa di S. Filippo (pozzo di S. Filippo) e il Miqweh di vicolo dell'Olivo.
Il "Miqweh" di Via Alagona o di Casa Bianca, in pieno quartiere Giudecca, è tra i piú antichi di tutte le Sinagoghe europee poichè risalirebbe al V secolo d.C. Inoltre, è fra gli unici bagni rituali in Europa che conservi a tutt’oggi la sua integrità e il suo fascino.
L'ingresso conduce direttamente al cunicolo scavato nella roccia che scende in una stanzetta rettangolare, presso il cui centro vi sono tre vasche in cui sgorga ancora dell'acqua dalla ricca falda acquifera siracusana. Gli esponenti della comunità ebraica siracusana vi si immergevano per "cancellare i loro peccati" mediante l'immersione dentro queste vasche sotterranee, con un rito invariato nei secoli. All'interno vi sono inoltre dei vestiboli formati da archi portanti scavati nella roccia e anche altre vasche, di cui una di esse ricavata da un antico acquedotto greco, poste dentro delle nicchie poste nei pressi della stanza principale del Miqweh.
La spiritualitá e la sacralitá dell'opera che caratterizzano la visita sono rimaste intatte nei secoli.