Davide Bramante (Siracusa 1970) e Salvo Alibrio (Ragusa 1988) si frequentano da tempo. Bramante è un fotografo d’arte con una carriera solidissima e una grande esperienza di esposizioni maturata durante le sue permanenze a Torino, Roma, Bologna, Milano e New York. Alibrio considerato da sempre un reporter di grande classe ha però ampiamente dimostrato di saper fare ben altro. Con la campagna commissionatagli proprio a Palazzolo Acreide dagli stilisti Dolce&Gabbana per la primavera/estate 2020, con varie personali tenute tra Europa e Giappone e ora producendo una serie di immagini che mi pregio di portare per la prima volta in mostra nella nuovissima sede di San Sebastiano Contemporary a Palazzolo.
Il maledetto virus non ci ha fermato. Con l’aiuto della tecnologia la mostra la inauguriamo in digitale. Proni ad aprire la porta del Palazzetto di Palazzolo Acreide non appena i parametri di sicurezza della fase 2 ce lo permetteranno
Al piano terreno. Davide Bramante espone tre immagini di grandi dimensioni realizzate su supporto metallico (un bianco e nero 70x210 del 2016, e due colori 70x100 e 100x150 del 2019) con tecnica multi esposizione oltre a tre pitture su collage fotografico della serie del 2017 (due 70x90mn e un 90x130) imprigionati da box di plexiglass. E infine tre acquarelli su carta fotografica
Si tratta di un’esposizione insolita per lui che è celebre tra i collezionisti per i suoi scatti multi esposizione dove la fotografia diventa sì astrazione ma pur sempre “on your face”. Perché in questa mostra Bramante percorre un tragitto è inverso rispetto a quello che Walter Benjamin nel suo meraviglioso Angelus Novus tratteggia come perdita dell’aura nel passaggio dalla pittura alla fotografia. Esattamente al contrario qui il percorso intrapreso porta l’artista a partire dall’immagine fotografica a misurarsi con la pittura e addirittura il disegno.
Al primo piano. Salvo Alibrio espone nove pannelli fotografici 50x75 su supporto metallico. Si tratta di sei bianco e nero e tre colori con un solo tema: l’ albero. Si tratta di alberi, uno solo ogni volta sullo sfondo di cieli che sembrano dipinti. Spesso lo stesso identico albero fotografato in stagioni diverse. Ma attenzione non è la sua chioma fiorita sfiorita o mancante a fare da protagonista qui: non si tratta di un paesaggio, niente di “bucolico” o “romantico” niente di sdolcinato nelle foto di Alibrio. Perché queste meravigliose ma modernissime immagini siciliane sono in realtà il ritratto di monumenti vegetali, bellissimi, ma pure inquietanti. Io li leggo come un’accusa alla stupidità del genere umano capace di devastare l’ambiente in cui sta immerso privandosi di una bellezza così abbagliante da risultare talvolta – proprio come accade qui – a sua volta feroce. Un modo0m di guardare alla natura che è insieme modernissimo e antico. Una sintesi in cui l’artista si trova davvero a suo agio
Aldo Premoli