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Il costo dell’energia elettrica in Italia negli ultimi cinque anni è rimasto stabile. Ad affermarlo è uno studio realizzato da Papernest da cui si evince anche che produrre energie alternative fa aumentare il costo delle bollette. Tuttavia nel lungo termine questo potrebbe rivelarsi un risparmio.
Indagare le cause alla base dell’oscillazione dei prezzi e i relativi impatti sul futuro dei consumi energetici è l’obiettivo di uno studio condotto da Papernest, azienda attiva in Europa nel mercato delle forniture di luce e gas. Secondo lo studio, gli Stati dell’Unione Europea adottano politiche impositive per stabilizzare i prezzi dell’energia. Infatti, se in Italia le bollette negli ultimi cinque anni sono rimaste più o meno invariate, in Spagna e nel Regno Unito il prezzo dell’energia elettrica (tasse escluse) si è ridotto notevolmente.
Papernest, nata in Francia nel 2015, fornisce assistenza a privati e professionisti per quanto riguarda le procedure amministrative relative a contratti e abbonamenti, comparando le offerte dei fornitori e offrendo una consulenza sulle trattative.
In quest’ottica nasce lo studio, che evidenzia come motivo della differenza tra le bollette dei diversi paesi europei non solo gli accordi tra chi acquista e chi compra l’energia (in Italia la differenza tra import ed export di elettricità nel 2019 era tra le più alte in Europa), ma anche le tasse imposte da ciascun governo, che in alcuni stati sono variate in modo significativo, in altri meno.
In particolare si può notare che mentre l’Italia è tra le nazioni che non hanno quasi apportato modifiche alla tassazione, l’Olanda l’ha ridotta di quasi il 30%, mentre la Spagna l’ha aumentata per compensare il calo del prezzo dell’energia. Pur riducendosi il prezzo dell’energia non si è quindi ridotto il costo delle bollette.
Secondo Papernest, esiste una correlazione positiva tra il prezzo finale dell’energia ed il PIL di ciascun Paese: quanto più ricco è un Paese, tanto più il prezzo dell’energia viene aumentato e tanto più le bollette della luce sono care. Inoltre ci sono dati interessanti che provengono dal mondo delle energie rinnovabili, su cui sempre più paesi industrializzati hanno deciso di investire. Stando ai dati dello studio, produrre più energia rinnovabile fa aumentare il prezzo dell’energia.
Sostituire i combustibili fossili con energie rinnovabili è un processo che richiede tempo e investimenti, che si traducono in un maggiore caro in bolletta. Tuttavia è stato dimostrato che i Paesi che per primi hanno portato avanti questa transizione hanno sì fatto investimenti notevoli nei primi anni, ma poi hanno ridotto gradualmente la propria spesa in impianti di produzione e si sono stabilizzati su un dato rapporto costo/produzione.
La Germania è tra i paesi con la più alta imposizione fiscale sulle bollette e quello in Europa che produce più energia elettrica da fonti rinnovabili (l’Italia è al terzo posto dopo il Regno Unito). Di conseguenza l'alta pressione fiscale sulle bollette tedesche può essere dovuta alla necessità di compensare gli investimenti. Il paese con meno tasse sulle bollette elettriche in Europa invece è rappresentato dai Paesi Bassi, dove i combustibili fossili come gasolio o carbone vengono maggiormente tassati rispetto all’elettricità così da accelerarne la sostituzione.
Riassumendo, si può dire che, in termini di costi per gli utenti finali relativi alle energie rinnovabili, dopo un primo periodo di transizione (una decina di anni circa), caratterizzato da grandi investimenti e conseguente incremento dei prezzi, arrivi una seconda fase di assestamento, durante la quale si stima si possa arrivare a pagare addirittura meno in bolletta grazie agli ammortamenti infrastrutturali di lungo termine. In fin dei conti, produrremo energia pulita, risparmiando.
Fonti fornite da Papernest
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