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Alla base della personalità dell'artista Cristina Ricci Curbastro e della sua storia familiare ci si può porre una domanda:qual'è il rapporto che lega arte e scienza? Si può ipotizzare di aver a che fare con due fattori "opposti", la struttura positiva e confermata dalla conoscenza scientifica, da un lato, e l'intuitività dell'arte, prodotto dell'irrazionalità umana, dall'altro. Ma è veramente corretto giudicare l'opera d'arte come prodotto della irrazionalità, un esito della emotività non ragionata, priva di regole e di canoni estetici, mentre la scienza, al suo opposto, sarebbe il prodotto di un perfetto razionalismo, risultato di procedure ampiamente verificate, la ricerca di una verità univoca, certa ed inconfutabile?
In questo assunto si cela la scelta della nostra artista. Una famiglia di origine patrizia, ricca di ingegneri, fisici, matematici vissuti all'ombra dell'ingombrante presenza del bisnonno di Cristina, Gregorio, che collaborò attivamente con Albert Einstein nell'elaborazione della teoria della relatività. La fitta corrispondenza tra i due scienziati, che lei custodisce gelosamente, testimonia quanto quest'uomo originario di Lugo di Romagna, docente universitario a Padova, contribuì a fornire la dimostrazione matematica alla grande intuizione del genio della fisica che sembrava trovarsi ad un punto morto nello sviluppo della sua teoria. In lei e nella sua forma espressiva si cela questo "paradossale connubio", questo "indissolubile legame".
Tutte le sculture della Ricci Curbastro presenti nella personale presso lo shop Engel & Völkers di Cortina d'Ampezzo, sotto l'apparente generosità della forma, la levigatezza e il lucro ludico delle superfici, nascondono il dramma della gestazione.
Le sue sculture sembrano sul punto di esplodere, di estromettere ciò che le riempie e, per una volta, introflettersi. Sono sculture metaforiche, che dicono di qualcosa che era, che è diverso da ciò che è e da ciò che sarà. Sono sculture che attingono e attengono al corpo, un corpo generativo e primordiale. Nella sfera, la calma è apparente, perché quella conclusione rotonda e immobile cela al suo interno numerose altre forme: di immoto non vi è nulla, vi è invece un girare in tondo infinito ed estenuante.
Come nelle opere dell'artista, la scienza è applicabile anche in architettura e nel design dove ogni linea non è lasciata a se stessa ma partecipa ad una composizione che determina la struttura che si vuole creare.
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