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Alla vista di materiale grezzo, come il cemento, è difficile abituarsi, tanto più quando lo si vede utilizzato in pregevoli opere architettoniche.
Ripercorriamo assieme alcuni concetti chiave dell'architettura razionalista, per parlare del valore di un'espressione artistica molto presente nel nostro territorio - e nel nostro portfolio E&V - troppo spesso ignorata o incompresa.
Le correnti del Funzionalismo e del Razionalismo risalgono ai primi decenni del Ventesimo secolo, influenzate dal materialismo e dal rapido sviluppo economico e tecnologico di quegli anni, ispirano edifici la cui apparenza rispecchi lo scopo per la quale sono stati ideati.
Questo gusto si protrasse fino agli anni Sessanta - Settanta, dove troviamo la sua massima reinterpretazione artistica.
Gli architetti di questi anni furono segnati dall'esperienza delle Guerre Mondiali. Nel secondo dopoguerra l'architettura moderna si impose nell'edilizia generica (soprattutto residenziale e commerciale) come uno status quo, richiamando ulteriormente alla monotonia e alla funzionalità. Negli anni Sessanta questa tendenza si fuse nella fase ottimistica dello stato sociale, della quale l'architettura divenne strumento di trasformazione culturale.
In questo periodo chi riuscì di esprimersi diversamente lo fece rimanendo legato ai capisaldi dei propri predecessori razionalisti, ma in un modo più critico nei confronti dell'incontrollato sviluppo economico che privava sempre più le nuove costruzioni di sani principi di urbanità e distruggeva la campagna. Il critico d'arte Reyner Banham raggruppò tra la fine degli anni Cinquanta e i primi anni Sessanta alcune opere che definì parte di un "Nuovo Brutalismo".
L'uso massiccio di materiali quali cemento grezzo e acciaio rappresentava questa - se esistente - sensibilità condivisa, una "dimensione arcaica, o la forza della realtà urbana, o l'erosione naturale" (W. j.r. Curtis, 1982), manifestandola e denunciandola apertamente. L'esposizione diretta dei materiali di costruzione al contempo esprimeva i temi delle 'nuda verità' e 'onestà strutturale'.
Minimalismo, astrazione, compenetrazione di spazi e sovrapposizione di elementi erano i temi principali. Gli edifici ruotavano minuziosamente attorno a luce, spazio e suono: il Razionalismo che si fa portatore di un linguaggio nuovo.
In Veneto troviamo l'emblematico operato di Carlo Scarpa (1906 – 1978), che si occupò in particolar modo del problema di contestualizzare i nuovi edifici nel relativo tessuto urbano. I suoi sono delicati e rispettosi esempi di costruzione moderna in contesti più antichi.
Lavorava per strati, distinguendo il vecchio dal nuovo, come nella conversione della Querini Stampalia in museo (1961-1963): importanti blocchi di cemento guidano il movimento dai piani alle pareti e dai pavimenti ai soffitti, separano e dialogano al contempo con gli elementi architettonici meno recenti.
Dimora storica circondata dalle vigne rappresenta un esempio di architettura brutalista-razionalista: anche qui le modifiche apportate in via di ristrutturazione furono rese visibili e distinguibili dall'antica struttura, con l'obiettivo di preservarne l'originalità ed esaltarne il valore.
Attraverso un fine e complesso progetto, i vari elementi accumulati nel tempo vennero sapientemente messi in comunicazione, dando vita a un design senza tempo, in piena armonia.
Da notare le venature del legno 'stampate' sulle piastre di cemento, che furono realizzate appunto grazie a delle strutture in legno.
Architettura da sogno di design esclusivo sul lago è una villa degli anni Settanta del rinomato architetto veronese Libero Cecchini (1919 – 2020). La proprietà, che si affaccia sul lago di Garda, dialoga con il magnifico panorama che ha di fronte, grazie a un'immensa facciata in vetro e legno.
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